Times Square

Times Square
Italians exchange girls in Times Square

martedì 27 ottobre 2015

Homecoming

Dieci ottobre duemilaquindici, sabato.
Sarebbe potuto sembrare un sabato qualunque, ma non qui a Clinton, o almeno, non per me. Era il giorno dell'homecoming.
Il grande ballo di inizio anno che tutti hanno visto nei film e tanto sognato.
Per molti ragazzi della mia scuola era solo un altro giorno per sentirsi più grandi, con tanto di cravatta e giacca elegante.
Per molti era l'ultima homecoming in una scuola piena di ricordi ed emozioni.
Ma per me era il BALLO visto, rivisto e stravisto in molti film americani. Mi sono sempre chiesta come fosse ed eccomi ora qui a viverlo in prima persona, un sogno.
Nelle settimane antecedenti il ballo, arrivavano a scuola flotte di ragazzi muniti di fiori o cartelloni per invitare le ragazze al grande evento.
Per rendere l'esperienza americana più completa ho dovuto rifiutare qualche richiesta che mi è stata posta, soprattutto una con tanto di fiori e invito in italiano davanti a tutta la classe di biologia, mentre volevo sprofondare in una botola nel pavimento del laboratorio di scienze e un ragazzo impacciato e rosso quasi quanto i fiori che mi porgeva, mentre strimpellava una frase in italiano.
Esattamente quattro giorni prima del ballo, in un in service day, giorno in cui si entra a scuola con due ore di ritardo (e no, non si perde assolutamente nessuna lezione, si riducono solo le ore di lezione a venti minuti intensi per ciascuna) sono uscita a fare colazione con l'altra exchange student italiana, Loretta e due ragazzi che sapevamo ci avrebbero invitato all'homecoming, Carmine, un lottatore di wrestling e il suo migliore amico Matt, football player.
Un'ora e cinquemila calorie dopo quell'abbondante colazione, ci stavamo dirigendo verso i truck dei ragazzi ( enormi macchinoni americani che dovrebbero essere muniti di scale a pioli di almeno 9 ft   10 7/64 inch - 3 metri) quando, aprendoci la portiera, nello stesso istante ci hanno offerto due mazzi di rose rosse con tanto di richiesta per il ballo.
Quindi mi sono ritrovata a iniziare il grande giorno con sveglia alle 7 (dopo una nottata trascorsa a vedere una partita di football con tanto di elezione della regina del ballo e sfilata di tutti i candidati.. come nei film ahhah) per ritrovarmi a correre per due ore e mezza sotto una cappa di umidità e un sole cuocente. Tutte le ragazze di cross country erano in fibrillazione, tra un duecento e l'altro, se rimaneva ancora fiato, si discuteva ancora sul vestito da indossare o sugli ultimi preparativi, ma abbiamo finito per stramazzare tutte per terra morte a fare core (potenziamento) senza avere assolutamente fiato.
Dopo l'allenamento sarei dovuta andare a farmi le unghie con Loretta e un'amica ma, poiché tutte andavano a farsi le unghie, siamo tornate a casa per una doccia veloce e abbiamo aiutato Rich in alcuni lavori in giardino, che lui tanto ama ahha. Poi Kerry ha deciso di portare me e la mia host sister Emelia in un posto più lontano e migliore, così ci siamo fatte fare entrambe le unghie con il gel, più o meno dello stesso colore, grigio e rosso e siamo successivamente andate di fretta dal parrucchiere per l'acconciatura  di Emelia. Dopo un veloce spuntino con sandwich da 'Just Subs? , il solito half italian troppo buono, siamo tornate di corsa a casa e alla bellezza delle 3.30 pm sono iniziati i preparativi. Già, qua si hanno sempre troppe cose da fare e sembra non esserci mai un attimo libero. 
È stato davvero emozionante indossare finalmente il vestito che avevo comprato settimane prima, era la realizzazione di un sogno, un momento tanto atteso ed indimenticabile. Ci siamo preparate e truccate, ci siamo scambiate gioielli e provato a camminare sui trampoli che ci aspettavano.  
Alle 3:50 pm è arrivata Loretta con ben 30 minuti di ritardo (tipica genovese)  ed abbiamo sistemato gli ultimi dettagli, poi ci hanno raggiunte altre tre amiche s siamo uscite a fare un po' di foto in giardino.
Il piano iniziale era quello di scattare le foto a casa nostra poi io e Loretta, le uniche due con un date, saremmo andate a fare le foto con altri seniors a casa di qualcuno mentre Emelia e le sue amiche sarebbero andate a qualche miglia da casa nostra, a Round Valley. Ma i nostri date erano assurdamente in ritardo e ci siamo ritrovate in cucina a mangiare e ad aspettare. Trenta minuti dopo abbiamo deciso di andare ad ogni modo a Round Valley dopo ci hanno raggiunto altre amiche e abbiamo fatto delle foto fantastiche con uno sfondo spettacolare e la luce del sole che rendeva tutto ancora più magico e surreale. Finalmente sono arrivati anche i ragazzi, alla bellezza delle 5:45pm e dopo qualche foto ci siamo avviati verso i truck per andare all'homecoming.
 Arrivati a scuola abbiamo trovato altri amici e ci siamo avvicinati all'ingresso muniti di ID e biglietto, dopodichè siamo stati tutti incolonnati per scegliere chi avrebbe fatto il test anti alcohol o droga.
Ho aspettato un'amica che era stata scelta a campione ed intanto mi sono guardata in giro. 
Centinaia di ragazzi e ragazze con vestiti 'fancy', acconciature innovative e make up spettacolari, riempivano l'entrata di allegria. Tutti parlavano in modo elettrizzato, pieni di energia e si poteva captare la fibrillazione e la vivacita' di tutti, pronti a passare una magica serata a divertisi.
Appena sono entrata (dove) ho provato una forte senso di stupore e sorpresa. Mi sembrava di sognare, un'utopia.
 La palestra era addobbata con un arco di palloncini che si dilungava all'ingresso e sfarzosi festoni oro e argento che pendevano dal soffitto come stalattiti in una grotta antica.
 I tavoli erano disposti ai lati, con floreali centri-tavola e tovaglie lucenti. Un gruppo di studenti si era già riunito al centro della palestra a ballare mentre tutti gli altri erano intorno ai tavoli.
 Appena arrivata ho salutato  le persone che conoscevo, e ho visto tutte le ragazze sedersi e iniziare a togliersi le scarpe con i tacchi. Sbalordita guardo Loretta che mi guarda con lo stesso sguardo confuso dipinto sulla mia faccia. Un'amica si avvicina, a sua volta sbalordita dalle nostre facce e ci spiega che, appena si arriva al ballo, le scarpe sono solo un peso e non servono più, quindi tutte le ragazze iniziano a camminare per la palestra a piedi nudi, tra polvere sporcizia e pezzi di cibo.
La serata è stata fantastica. Cioè, noi in Italia abbiamo serate in discoteca molto più scatenate  e movimentate, ma io e Loretta abbiamo ballato tutta sera insieme ad amiche e conoscenti ed è stato fantastico potersi scatenare come non mai, senza aver paura di essere giudicate perchè eravamo “la novità'' quindi eravamo totalmente libere. Abbiamo ballato, cantato, fatto foto, abbiamo persino fatto una sfida di ballo con altri due ragazzi e, come nei film, c’è stato il momento in cui tra la folla si apre un buco e qualcuno si butta in mezzo e inizia a ballare, incitato da tutti gli altri attorno. C’è stata l'incoronazione del re dell'homecoming che, accompagnato dalla regina, che è stata eletta al football game, si è presentato sul palco davanti a tutti per ricevere fiori e corona.
E' stato bello divertirsi con persone che conosciamo solo da due mesi e ci fanno apprezzate e non ci fanno sentire diverse da loro, ma speciali.

Sfortunatamente tra una canzone e l'altra, tra chiacchierate e risate, io e Loretta ci siamo dimenticate dei nostri date, che ci hanno beccato giusto prima dell'ultima slow dance, con la canzone Changes di sottofondo.
Alle 10:00pm (da noi a quell’ora si inizia!) sfortunatamente la festa è finita, per dare il tempo a tutti gli studenti che hanno la patente da meno di un anno e che devono rincasare prima delle 11:00, di poter accompagnare a casa le ragazze e rientrare.
Carmine mi ha riaccompagnata a casa e dopo averlo ringraziato per la fantastica serata ( nonostante l'abbia visto solo dieci minuti) sono entrata in casa per andare a dormire con la mia host sister da amiche.

So che tutta questa può sembrare una scenetta, o un'americanata come si usa dire da noi. 
E lo è per davvero, però viverla è stata un ‘esperienza spettacolare perchè è una situazione che siamo solite vedere solo nei film ed abbiamo magari sognato e desiderato molte volte di viverla ed è stato quindi assolutamente pazzesco partecipare a questa serata, tanto attesa e invidiata e non ringrazierò mai abbastanza tutte le persone che mi hanno dato la possibilità di vivere questa incredibile serata, a partire dalla mia famiglia, la mia host family e tutti gli amici che l'hanno resa ancora piu' intensa.

mercoledì 23 settembre 2015

Quod tibi deerit, a te ipso mutare,
Ciò che ti manca, prendilo da te stesso.

Quasi un mese dalla mia fatidica partenza.
Per molti un mese può sembrare uno spazio temporale molto lungo, per altri e' poco niente.
Due settimane fa, una domenica sera alle 10:45pm, mi trovavo su alcuni swing, giostre comunemente chiamate 'seggiolini volanti' a riflettere su tutto ciò che era accaduto in un solo mese.
Un mese intenso nel quale ho svolto attività, visto luoghi, mangiato cibi, incontrato persone del tutto nuove e diverse.
Innanzitutto ho una nuova famiglia, una nuova casa, frequento una nuova scuola. Tutto mi è nuovo, mi sembra di essere la prima donna che cammina sulla Luna, che vede tutto con occhi pieni di curiosità e stupore.
La prima novità e' ovviamente la fantastica famiglia che mi ha accolta, composta da persone eccezionali. Mi trovo davvero bene con loro, sono molto unite, stravaganti ed attente ai bisogni altrui. Fin dal primo momento in cui mi hanno accolta all'aeroporto, mi sono sentita a mio agio. i loro sorrisi erano accoglienti e nello stesso tempo pieni di stupore. Ho subito legato con la mia host sìster Emelia (non riesco ancora a pronunciare il suo nome nel modo giusto e adesso il team di cross country la chiamo così come lo pronuncio io …).. Mi trovo davvero bene con lei perché ha un carattere molto simile al mio. Ha dei momenti di “pazzia” e stravaganza che mi danno la carica per proseguire la giornata con allegria. Inoltre mi considero molto fortunata per il fatto di andare con lei alla high school, perché mi sta aiutando davvero tantissimo e mi ha incoraggiato ad entrare nella sua squadra di cross country, presentandomi a tutti ed aiutandomi a sentirmi parte della squadra ed accolta da tutte le ragazze. Non so se sarei in grado di fare lo stesso se fossimo a parti invertite, perché mi darebbe fastidio vedere tutti gli occhi puntati sulla novità. Perché è questo che sono. Un  curioso fiore appena sbocciato.
Il mio host brother Owen è davvero uno dei ragazzini pìu adorabili al mondo, nonostante abbia solo undici anni; Ha sempre il sorriso stampato sul volto, trova sempre qualche strano verso o smorfia da fare, mi aiuta con la pronuncia di alcune parole, mi coinvolge nei suoi giochi di guerra e abilità e si sta impegnando ad imparare l’italiano …. Forse un giorno sarò io ad ospitarlo.
I genitori sono davvero fantastici, fanno di tutto per mettermi a mio agio, si interessano alla mia vita in italia e mi aggiornano su tutto ciò che c’è da sapere sulla città, sugli States e sulla loro famiglia.

L'ambiente e' davvero molto diverso da quello a cui sono abituata.
La prima cosa che mi ha detto Emelia quando sono arrivata in questo luogo è stata “Gli alberi sono le case”. Ed e' effettivamente così!
Sono immersa in questa vastità di verde che non sono abituata a vedere nella mia città. La zona in cui abito e piena di case imponenti e davvero belle, di legno e di pietra,ognuna con parecchi yard di proprietà. Nessuno da queste parti si sorprende più nel vedere i cerbiatti n cortile o più avanti orsi o coyotes. Unico aspetto poco simpatico del vivere fuori città è il fatto che tutto è molto distante: se solo manca qualcosa da mangiare, per arrivare al primo centro abitato ci vogliono 15 minuti; la cittadina più vicina è molto piccola e sembra quella di un film anni ’60.

La scuola è completamente diversa da quella italiana. Si Inizia alle 7:45am. Mi devo quindi alzare tutte le mattine alle 6am, ed alle 7am esco con Emelia e sembriamo due zombìe, cariche di zaini e borse di atletica e con in mano qualcosa da mangiare al volo. Prendiamo lo schoolbus per arrivare alla high school alle 7:30am dove tutti  gli studenti si ammassano all'entrata con il sottofondo di qualche canzone. Volo al mio locker e incontro l'altra exchange student
italiana, Loretta, riesco a scambiare tre parole al volo in italiano e ognuno corre nelle rispettive classi.
Ci ho messo almeno tre giorni per imparare ad aprire l’armadietto e c’è voluto l’aiuto di almeno cinque persone. Le lezioni sono molto diverse da quelle in Italia, meno teoriche e meno pesanti. Fino ad ora ho fatto solo test a crocette, anzi uno, quello di storia, con gli appunti accanto. Gli insegnanti sono tutti molto disponibili e attenti. Anche il metodo di insegnamento è molto diverso, più attivo e meno cattedratico. Tra una lezione è l’altra si hanno a disposizione quattro minuti per ”teletrasportarsi” in un’altra aula.
Dopo tre settimane e grazie a 6348473839 richieste ad altri studenti sono a conoscenza dell’ubicazione delle classi in cui devo andare. Per il resto la scuola è davvero tutta come si vede nei film, dalla struttura alle persone e alle attività.
A pranzo spesso mi siedo con ragazzi che son originari di altri paesi ma che sono nati in America ed è davvero interessante essere a contatto con culture differenti.
Nonostante nessuno riesca a pronunciare il mio nome, sono tutti molto gentili con me e con gli altri excange students, alla fine l’importante è “buttarsi” e parlare con tutti.
Ad ogni excange students viene assegnata un o una peer leader che ti aiuta se ha bisogno d qualsiasi cosa. La mia è davvero molto gentile , sempre sorridente e pronta ad aiutarmi ma anche gli altri, nonostante mi abbiano vista solo una volta, mi salutano sempre con molta allegria.

La scuola americana è basata molto sull’importanza dell’attività sportiva.
Venerdì' scorso c'e' stata la Pep Rally, un'ora di esultanza, festeggiamenti e cheers per il primo footbal game. Tutti i seniors che praticano sport sono stati chiamati per fare il grande ingresso uno per uno con il loro team. E’ stato davvero emozionante entrare e trovarsi di fronte ad una folla fatta di occhi sconosciuti puntati su di te. C’è stato anche l’esercizio delle cheerleader, l’immancabile inno con la bandiera americana che sventolava (le bandiere sono ovunque ed ogni mattina, nel primo mod, si canta un PLEDGE OF ALLIEGANCE con tanto di mano sul petto ed occhi puntati sulle stelle e strisce … ). Tutto davvero come nei film. Persino il footbal game, che è stato davvero divertente in quanto ci si trova tutti nel jungle, sezione degli spalti in cui la gente si ammassa e si schiaccia come sardine, per esultare tra facce dipinte e bandiere che sventolano (ovviamente). Unica cosa negativa è stata che i Lions della mia high school hanno perso, per cui a dieci minuti dalla fine, quando il risultato era certo, lla jungle era semi-deserta.

Forse mi sono dilungata troppo ma sono moltissime le cose che ho da raccontare ….. a breve farò un nuovo posto in cui racconterò in particolare i primi week-ends cercando di non scrivere ogni volta fiumi di parole, o almeno spero.

martedì 1 settembre 2015












 








 

 

 
 

Una settimana.  Esattamente una settimana che mi trovo qui, a 6524 chilometri da casa mia, con persone che vivono, pensano e agiscono diversamente da come sono abituata io. E sono qui per apprendere una nuova cultura,  nuovi modi di vivere, per avere una mentalità molto più aperta, pronta a tutto quello che incontrerà.

In fondo siamo 7,36 miliardi di abitanti e non c’è nessuno uguale a nessun altro. E bisogna sempre essere pronti a convivere, ad accettare e ad imparare da chiunque abbia qualcosa da offrirci, indipendentemente dal colore della pelle, dagli interessi, dal carattere e dallo stato sociale.

Le mie prime 168 ore 10080 minuti 604800 secondi in New Jersey nelle quali ho visto, assaggiato, vissuto posti, cibi, realtà che pensavo esistessero solo nei film. E invece qua è realtà.

Parto con un breve riassunto del pre partenza.

Mercoledì 19 agosto 2015 stavo beatamente dormendo in camera mia quando, verso le 8.45 am, sento la porta aprirsi improvvisamente. Apro gli occhi lentamente, come se fossi nell’atto di compiere uno sforzo sovrumano e mi ritrovo mio padre al telefono, appoggiato alla porta di camera mia. Mi siedo sul letto con gli occhi spalancati. No, non può essere… Non può essere arrivata davvero, LA CHIAMATA. Quella chiamata tanto attesa da sette mesi di incessante ansia e curiosità. Ed iniziano ad attraversarmi miliardi di emozioni differenti. Una felicità immensa seguita da un panico pre partenza. Mio padre riattacca e inizia a parlarmi. Andrò nel New Jersey. New Jersey?!  Ebbene sì, su cinquanta stati a disposizione, sono capitata in 22591.38 chilometri quadrati a me parzialmente sconosciuti. In una famiglia con una host sister, Emelia, di 16 anni ( esultai ) un fratello, Owen, di 11 anni e due genitori sotto i cinquant’anni. Dopo aver ricevuto queste provai un forte senso di curiosità, infatti poco dopo iniziai le mie ricerche per capire la mia meta e le nuove persone che mi avrebbero circondata. Ma la notizia sconcertante fu un’altra. L’assistente che diede questa notizia a mia madre, prima di iniziare a parlare, le chiese se era seduta. Sarei partira nelle seguenti ventiquattr’ore. Esattamente un giorno per preparare tutti i bagagli, comprare le ultime cose necessarie, i regali per la host family e salutare coloro che erano già a casa, tornati dalle vacanze. Non so assolutamente come ho fatto, grazie ai miei siamo riusciti a finire il tutto entro le dieci ( dopo aver soppresso  tutto quello il possibile in una valigia, un bagaglio a mano e uno zaino). Ho salutato molto velocemente la mia migliore amica e altre amiche venute a salutarmi e sono andata a letto. Mi sono addormentata all’1 per la felicità, l’ansia, la curiosità, un mix di emozioni indescrivibile, assolutamente da vivere. Il giorno dopo alle 5:15 eravamo in aereoporto. Sedici magliette gialle cariche di valigie, malinconia ed energia. Pronti ad avventurarsi in un mondo del tutto nuovo e sconosciuto. Abbiamo legato molto fin da subito, partendo con il giro di nomi,  giro di ‘dove vai a finire’ e giro famiglia. Eravamo tutti molto eccitati al pensiero  di passare insieme cinque giorni a New York. Arrivati a Londra ci siamo aggregati ad un’infinità di biondi ossigenati nordici, gli svedesi. Successivamente si aggregò un gruppetto di francesi (inizialmente sempre in disparte, poi si sono rivelati tutti simpatici e socievoli), alcuni danesi e olandesi. Eravamo un immenso gruppo di settanta maglie gialle che si spostava per l’aeroporto di Heatrow marciando e lasciando a bocca aperta i passanti.

L’esperienza a New York è stata indimenticabile, a partire dal fantastico college dove eravamo, alle fantastiche persone di tutte le nazionalità che abbiamo incontrato, le divertenti attività svolte, le leaders che raccontavano le loro esperienze di scambio culturale, ribadivano le regole ogni tre secondi e se arrivavi in ritardo, cantavi davanti a 148 occhi puntati su di te, la magnifica città visitata.

Durante la prima escursione a New York abbiamo camminato per Central Park, abbiamo girato nel traffico della grande mela, siamo andati a Ground Zero e infine abbiamo avuto qualche ora di tempo libero a Soho, che ho passato con Ilaria, Federica ed Alice ( e altre magliette gialle in giro per la via principale di Soho) tra un negozio e l’altro.

La seconda escursione a New York è stata semplicemente spettacolare.

Siamo andati in treno e abbiamo camminato dalla stazione centrale ( quella di Madagascar, Gossip Girl etc) a Times Square. Li ci siamo divisi in gruppi e io sono andata con un bel gruppetto di persone at the top of Rockefeller Center. E’ stato fantastico vedere dall’alto sbucare tutti questi colossali grattacieli, e la vastità di costruzioni che si estendeva tra spazi della metropoli e acqua.

Dopo un veloce Caramel Cappucino da Starbucks siamo tornati a Times Square e prima di iniziare la maratona verso il traghetto, sono riuscita a gustarmi un vero hot dog newyorkese con Federica. Iniziata la maratona, ci siamo fermati al volo per le scorte da subway ( tutti i sacchetti con le cibarie erano gia fuori dal negozio quindi sembrava davvero una competizione haha). Finalmente siamo arrivati al ferry e dopo un’ora di sostenuta parlantina di un cinquantenne che raccontava la storia di New York, siamo partiti. Il giro è stato fantastico, veder passare tutti gli edifici davanti agli occhi, tutta la modernità di una città, l’imponente statua della libertà ( che solo grazie alla mia host sister ho scoperto che è in New Jersey). Con le luci era ancora più sconvolgente il tutto, uno spettacolo singolare e unico.
Siamo stati tutti nella parte anteriore della nave e ci siamo davvero divertiti tantissimo. Dopo due ore di viaggio siamo scesi dal traghetto e abbiamo avuto il tempo di tornare a Times Square e rimanerci fino alle dieci. Era tutto così bello che sembrava persino irreale. Tra le luci, le risate, la gente, i nuovi legami internazionali che si erano creati tra noi, era tutto fantastico.
Tornando al college, solo quella sera realizzammo davvero che il giorno dopo avremmo incontrato le nostre famiglie ospitanti per la prima volta. Ero emozionatissima e non vedevo davvero l'ora di conoscere la mia host family, ma allo stesso tempo sentivo come se mi mancasse un punto di riferimento, qualcosa o qualcuno che mi possa dare costantemente certezza, e ora dopo una settimana qua nella mia nuova famiglia, sto cominciando a trovare un centro fisso di sicurezza.
Purtroppo sono un po' indietro con la scrittura di posts per questo blog, appena posso scriverò della mia prima settimana qui, della host family, nuovi cibi, attività, ambiente e inizio scuola.
Spero di non essermi dilungata troppo.
Per qualsiasi domanda o chiarimento scrivetemi
Goodnight!

PS: Il design di questo blog è stato accuratamente scelto dalla mia host sister Emelia, in un'ora e cinquantasette minuti